13/12/2018 - Ultim'ora
Paolo Terenzi:padre,collega,sportivo
In suo ricordo
Data: 12/12/2018
E' con grande dispiacere che comunichiamo che in data 22 Settembre si è spento Paolo Terenzi, collega e atleta che, con grande entusiasmo ed impegno, si era speso per far nascere il gruppo sportivo Vigili Urbani a Milano, nel'anno 1967, facendo, fra l'altro, realizzare i campi da tennis e partecipando ai vari tornei nazionali dell'epoca. Chi lo ha conosciuto potrà ricordare, nelle righe che seguono, l'uomo che è stato...chi non ha avuto la fortuna potrà, come me, scoprire il suo valore e, di riflesso, quello degli atleti che ci hanno preceduto e hanno contribuito alla nostra storia.
Qui di seguito la bellissima lettera scritta dal figlio, Giorgio.
"Ciao Pa’.
Per poter capire dove si è arrivati, se e quanto si possa essere alla fine orgogliosi di questo percorso,
bisogna sapere da dove si è partiti.
Nato sotto la guerra, o giù di li'. A Pescara, sottolineava orgogliosamente.
Terzo figlio di una famiglia operaia, poche risorse che papa' Alfredo e mamma Elisa dovevano far
bastare anche per Ermes e Santa, fratello e sorella di Paolo.
Trasferiti da Pesaro a Pescara prima che mio padre nascesse e prima dell'inizio della guerra, in
un'Italia in ginocchio sulle proprie macerie, si viveva di sacrifici solo per permettere ai figli di
studiare.
E anche i figli mettevano a disposizione i propri talenti per contribuire alla causa.
E quello di mio padre era il tennis.
E in questo lui ci metteva anima e cuore, uno sano spirito competitivo, intimamente autentico e
corretto, aiutato da un fisico prestante: quello che si dice uno "sportivo".
Nonostante il fumo. Si' perché a quei tempi fumavano pressoché tutti, fin dalla tenera età, ignari
delle conseguenze che si sarebbero fatte sentire decenni dopo. Con gli interessi.
Per cui, fra lezioni di tennis e improbabili ripetizioni di francese impartite agli altri ragazzi della
zona e ripagate spesso con cassette di frutta e verdura, poteva permettersi di recarsi a Roma in
Lambretta per sostenere gli esami di giurisprudenza, la facoltà che aveva scelto dopo il liceo
classico.
Pescara Roma.In Lambretta. Andata e ritorno.In giornata.
Intanto Paolo non aveva di certo perso la passione per lo sport né tanto meno lo spirito competitivo
partecipando e vincendo vari tornei interregionali sino a diventare uno dei maggiori esponenti del
tennis abruzzese.
E poi il successo in un concorso a Milano. Il trasferimento agli inizi degli anni 60, il lavoro di
rilievo come dirigente nella Vigilanza Urbana a coronamento dei sacrifici fatti, la sistemazione
iniziale presso una casa dello studente e subito a seguire Nelly, il matrimonio, il sogno della casa di
proprietà acquistata con un mutuo nel 70, una nuova famiglia e nel 71 un figlio. Io.
Nel lavoro mio padre metteva esattamente quello spirito di cui era fatto, senza filtri o maschere di
facciate di cui non era dotato.
Sanguigno e nel contempo mosso da un senso profondo di giustizia, un vivace mediatore, attento ai
bisogni di tutti che spesso anteponeva ai suoi, ma amante e strenuo difensore dei suoi metodi che
anteponevano spesso il "principio" all'utilità spicciola, convinto nella risoluzione delle
problematiche alla radice piuttosto di rattoppare situazioni.
Metodi, suoi, di equità, anche a suo discapito, che non avrebbe mai mollato sempre e comunque.
Credetemi: nemmeno alla fine.
Un uomo di carattere e di una eccezionale integrità morale.
Portò il suo amore per lo sport anche nell'ambito della Vigilanza Urbana, fondando assieme ai
colleghi Morelli, Panzeri, Cavallini, Mazzola, Civoli, Magistrelli e Manoni (sono i nomi che sono
riuscito a recuperare dai documenti in mio possesso, mi scuso per chi eventualmente non ho citato
n.d.r.) quello che è ancor oggi conosciuto come il “Gruppo Sportivo” Vigili Urbani di Milano.
Era il 1967.
Negli anni di servizio, affiancava la sua dedizione al lavoro che lo vide dirigere varie zone di
Milano -ricordo fra tutte la Duomo, la Magenta, il Nucleo Mobile, e quella il cui presidio era
davanti alla Bocconi sopra una biblioteca comunale- con la gestione del gruppo sportivo, la
costruzione dei campi da tennis della “scuola del Corpo”, i tornei interregionali, le vittorie, le
innumerevoli coppe con cui aveva invaso sia casa che una stanza (o più) della Scuola del Corpo, le
amicizie sportive nate con queste manifestazioni: ricordo vagamente nomi come Diddi e Di Matteo
dalla toscana (famoso in famiglia anche per le bistecche alla fiorentina che ogni tanto ci faceva
arrivare). Ma anche i suoi colleghi e in alcuni casi amici nonché compagni di squadra Carraro,
Ballerini, Brambilla, Vaghi, Giorgio Summo e “Summino” come chiamava il figlio Walter,
Gerevini, Manoni...e chissà quanti altri.
Poi aneddoti a non finire, dai più tragici come la strage di piazza Fontana proprio sotto il suo ufficio
-fu uno dei primi ad intervenire- le tensione degli anni di piombo sfociata nella la bomba piazzata
alla mensa della Scuola del Corpo, fortunatamente senza causare vittime, ai più leggeri come la
“lite” con la Bertè che ricevette in ufficio per la richiesta di pass per un concerto. Negato.
Lo sgombero da piazza della Scala di un sit-in non autorizzato della Lega Lombarda (no, nessun
riferimento a preferenze politiche, per carità!) e il siparietto con Prosperini, allora esponente di
spicco di quel partito, un omone davvero imponente cui mio padre intimò con fare di simpatica
sfida di alzarsi da terra o sarebbe stato costretto a sollevarlo di peso…
Si’, sapeva sdrammatizzare situazioni difficili, col sorriso e con la fermezza di chi si mette in
discussione, pur vendendo cara la pelle, senza la supponenza di chi vuole avere ragione a tutti i
costi, senza traccia di cattiveria. Mai.
In famiglia un padre esemplare, giusto, fermo. Esigente (molto) e premuroso (anche), sanguigno ma
intimamente controllato. Sempre. Non ha mai fatto mancare nulla a nessuno, anteponendo sempre
me a tutto il resto. Insegnandomi a giocare a tennis (con risultati ben diversi da quelli da lui sperati,
purtroppo), a vivere secondo coscienza e libertà di pensiero, secondo principi di equità e integrità.
Assecondando le mie scelte, mettendole spesso in vivace discussione, ma alla fine rispettando le
mie decisioni tanto da farle in fondo anche sue. Permettendomi gli studi senza preoccupazioni
economiche, dandomi tutte quelle possibilità che lui non ha avuto.
Con la consapevolezza, spero, di aver compiuto un percorso eccezionale, per una persona
eccezionale quale era. Di essersela anche goduta dopo tutto (perché no?) e di aver avuto,
guadagnandosele, tante soddisfazioni.
Che dire... La perdita della moglie proprio a ridosso del 50mo anniversario di nozze che il comune
di Milano aveva ricordato qualche settimana prima invitandoli alla festa delle nozze d’oro? La
malattia terribile finale scoperta pochi mesi dopo e mai conosciuta per nome (scusami, colpa mia), i
dolori atroci che lo hanno accompagnato per pù tempo di quanto si possa augurare ad un nemico? la
paura della vecchiaia, l’essere spaesati rendendosi perfettamente conto di quanto stava succedendo
attorno a lui e non essere piu’ autosufficienti?
E sapete qual era la sua preoccupazione? Quella di gravare su di me, di essere diventato un peso per
me...Ma cosa avevo di meglio da fare che non accudire al meglio delle mie possibilità chi ha
vegliato con tanta premura su di me per decenni.
Riposa in pace papà, che con un po’ di fortuna e di immaginazione, dove sei adesso puoi di nuovo
calcare la terra rossa, abbracciare la mamma, Boezio, la tua famiglia, nonno Alfredo, nonna Elisa,
zio Ermes e Santa, che non ho mai conosciuto. E i tuoi amici che ti hanno preceduto.
Tanto qui non vale più la pena, pure il Milan fa davvero schifo e l’era dorata di QUEL Milan che
hai tanto amato è passata e non pare dover tornare a breve: E’ un po’ il destino di tutte le cose a
quanto pare, non credi?
E quanto a me….beh, se solo ho appreso la metà di quanto mi hai trasmesso, me la caverò
senz’altro alla grande.
A presto,
tuo Giorgio
PS:E vedete di trovare un po’ di tempo per passare a trovarmi che mica vi fa male eh!"